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Il senso dell' OMBRA nell'inconscio collettivo...

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Messaggio  Admin Mer Mag 06, 2009 2:46 pm

L'inconscio visita il sonno di un uomo portandogli questo messaggio:
"Due neonati accanto al bidone della spazzatura giocano con due bambolotti. Scena desolante."
Questo flash che, come un pugno nello stomaco colpisce la nostra attenzione, va ben oltre l'immediato impatto emotivo suscitato dalla scabrosa immagine d'apertura che, peraltro, anche su un piano strettamente concreto, è realtà, vuoi per gli abbandoni di neonati mostrati alla televisione, vuoi per la soffocante montagna di spazzatura che rischia di sommergere la nostra ricca e opulenta società occidentale. Segni indiscutibilmente non troppo edificanti, e non solo dal punto di vista psicologico!
Il sogno, se pure è rivolto al sognatore, alla sua vicenda esistenziale e quindi a lui diretto, è ben distante dal parlare a lui solo in quanto, proprio per la sua portata emotiva, riguarda l'umanità in tutta la sua storia, fin dalla sua nascita, il cui avvento richiama all'ombra, rimanda, appunto, a quell'immondizia...
Conosciamo tutti il mito del peccato originale, sappiamo dunque che la storia epica dell'uomo, ovvero della coscienza che egli incarna, nasce dall'aver peccato.
D'orgoglio e di superbia contro Dio e contro il Tutto prima, di invidia e gelosia, poi, con l'omicidio di Caino.
Quelli che, volgarmente chiamiamo "difetti", nella psicologia junghiana rappresentano l'ombra dell'uomo, le sue debolezze più nascoste, la parte inferiore della personalità che manifesta quei lati socialmente disconfermati perché considerati "negativi".
E' relativamente facile riconoscere la propria ombra, ma farci i conti è ben altra cosa! C. G. Jung (psicanalista svizzero) scriveva, al proposito, che se già è difficile l'impresa di conoscere se stessi, ancora più arduo diventa incontrare la propria ombra. Poiché il piano intellettuale dell'esperienza è di ben altra natura rispetto a quello interiore, del sentimento e della comprensione.
Se a livello inconscio non avviene un'integrazione, un dialogo costante con la propria ombra, essa s'impone e irrompe nella vita dell'individuo con effetti non del tutto piacevoli che spesso finiscono col sovvertire la stessa intenzionalità del soggetto.
Il tema cui si riferisce questo sogno, tra le altre letture cui si presta, è proprio quello dell'ombra, archetipo fondante l'uomo.
Un'umanità bambina non può che fiorire all'ombra di un bidone della spazzatura perché è dall'ombra che nasce la coscienza, nell'individuo come nel gruppo.
Dalla fatica altalenante e dall'anelito di emergere dallo psichico, dagli automatismi, dalle frasi "buttate lì" che rovinano tutto, da uno stato soporoso della coscienza abitata, perlopiù, dall'inconscio.
E' bello vedere che questi due piccoli bambini stanno giocando, e lo fanno con i bambolotti, forse i loro simulacri.
E' il dialogo amoroso, la dialettica del due originario, ed è su questo incontro simbolico che si innesca la dinamica del pensiero, attraverso un percorso dialogico che nasce sempre dal due dell'opposizione, dal confronto e dal rispecchiamento. Come nel gioco della vita, sempre aperto alla lotta, alla morte e alla creazione continua.
E’ un'immagine onirica terrificante quanto vivificante perché la polarità è inerente a tutto ciò che vive. Per questo, forse, colpisce tanto un contrasto così forte tra l'immondizia da una parte e, dall'altra, la vita che si dà, quasi a dispetto di ciò che rappresenta il rifiuto, la putrefazione e la stasi mortifera.
L'immagine, esplorata più a fondo, non può suscitare solo orrore, ma fa riflettere.
Essendo così potente, sembra richiamare l'archetipo, con tutta la sua forza carica di energia specifica. Gli archetipi, preesistenti alla coscienza e che la determinano, rappresentano la componente collettiva dell'istinto.
Come tali, partecipano della natura dinamica dell'istinto e posseggono un'energia talmente potente da obbligare a modi di comportamento o a impulsi definiti in una forma cieca e coatta, Vediamo gli effetti dell'archetipo dell'ombra quando, nel gruppo, ad esempio, prevale, al traino di qualcuno, la dinamica di branco che porta all'abbassamento della presenza, all'abbruttimento del gruppo nella sua accezione più negativa e alla svalutazione delle sue risorse più globali.
Nell'umanità non è difficile ritrovarlo qua e là nel mondo, tra le varie guerre, sopraffazioni e (umane) ingiustizie...
Quando la coscienza soggettiva preferisce le rappresentazioni e le opinioni della coscienza collettiva e si identifica con esse, i contenuti dell'inconscio collettivo, archetipi compresi, vengono rimossi, con effetti devastanti.
Jung ipotizzava che gli archetipi, in quanto istinti, possiedano un'energia specifica che, a lungo andare, non può venir loro sottratta. Più aumenta la sua carica energetica, più l'atteggiamento repressivo assume carattere fanatico e l'Io perde la sua importanza pratica: ecco emergere l'uomo-massa.
Per sfuggire a questa minaccia la coscienza soggettiva deve evitare l'identificazione con la coscienza collettiva riconoscendo sia la propria ombra sia l'esistenza e l'importanza degli archetipi.
L'archetipo, come forma strutturale aprioristica del fondamento istintivo della coscienza, s'impone in determinati momenti storici o in certe fasi della vita dell'individuo. E cambia di volta in volta: può essere l'Ombra, come l'Anima, il Bambino o il Vecchio Saggio. Qualunque sia la tappa coscienziale e il compito che ci aspetta, è bene confrontarci con esso, ovvero con le profondità più ataviche e universali di noi stessi.
Quando l'archetipo dell'Ombra si presenta diventa importante allora farci i conti senza respingerlo nè tentare di eliminarlo, ma cercare invece di renderlo più accessibile alla coscienza. Perché essa anche di questo ha bisogno.
Se eludiamo l'ombra nel vano tentativo di rimuoverla, non solo è impossibile procedere ma finiremo con l'esserne posseduti.
Gli eventi psichici, infatti, si comportano come una scala lungo la quale la coscienza oscilla. Ora la coscienza si trova in prossimità dei processi istintuali e allora cade sotto il loro influsso; ora si accosta all'altra estremità in cui prevale lo spirito e assimila perfino i processi istintuali a lei opposti.
Queste posizioni antitetiche formano le unilateralità tipiche delle nevrosi contemporanee. L'unilateralità può essere eliminata con la "realizzazione dell'ombra", la percezione della parte oscura della personalità. Cosa che non può essere falsata in un fenomeno intellettualistico perchè rappresenta un'esperienza ed una sofferenza che coinvolge l'uomo per intero.
"L'uomo senz'ombra - scriveva Jung intorno agli anni `40 - è il tipo d'uomo statisticamente più frequente, che vaneggia d'essere soltanto ciò che preferisce sapere di sè.(...)
Il confronto con l'archetipo o con l'istinto rappresenta un problema etico di prim'ordine, la cui urgenza tuttavia è intuita soltanto da chi si vede posto nella necessità di decidersi a proposito dell'assimilazione dell'inconscio e dell'integrazione della sua personalità."

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